Elogio della timidezza 1

Mi allontano un po’ da tutto quello che viene scritto detto, spesso urlato, spinto, pompato, caricato sull’essere persone eccezionali ovvero quella parte del mondo che spinge per essere sempre all’apice, straordinari in tutto e persone di successo. Accade soprattutto nel settore commerciale, delle vendite e del vendersi.

Non ho nulla in contrario all’innalzamento dell’autostima, anzi, ben venga, ma trovo interessante anche guardare un altro aspetto della persona: la timidezza.

La timidezza è un tratto naturale della persona, sano, normale come avere gli occhi azzurri o castani.

A volte può essere svantaggiosa, specie in alcuni contesti e spesso non è amata né apprezzata.

Il problema è nel non tollerare la propria timidezza. Non è una malattia da curare o un handicap da superare con la forza di volontà e l’autoconvincimento razionale.

Ho trovato spunti interessanti in “La timidezza. Una dote assolutamente preziosa nel patrimonio genetico umano” di Giovanna Axia, docente di Psicologia dell’età evolutiva nell’Università di Padova:

“La timidezza è una condizione umana, è una variante vulnerabile, fragile e preziosa dell’umanità. Tutti, in modo più o meno consapevole, sappiamo che la timidezza ha qualche cosa di raro e nobile in se stessa. Perché, altrimenti, così facilmente reclameremmo anche per noi tale condizione? Quasi tutti, meno probabilmente i veri timidi, sono pronti a dichiararsi timidi”.

La timidezza è fondamentalmente paura, la parola stessa deriva dal latino timiditas che ha la stessa radice della parola timor. Timor significa paura e oggigiorno possiamo annoverare nel calderone dei timori, la parola ansia.

Le emozioni correlate alla timidezza sono la paura, emozione primaria, la vergogna e l’imbarazzo che sono emozioni sociali ovvero comportano la presenza di altri individui. Tale presenza può essere sia concreta e reale che interiore e simbolica.

La paura è un’emozione primitiva, riconoscibile già nel primo anno di vita degli umani ed altrettanto riconoscibile negli animali. Come tutte le emozioni primarie, la paura ha una funzione adattiva cioè è importante per la sopravvivenza.

“Forse è opportuno distinguere subito tra paura e ansia. I due termini sono spesso usati in modo intercambiabile e certamente descrivono una classe di fenomeni fisiologici e psicologici molto simili. Tuttavia c’è qualche differenza.

La paura è un’emozione violenta che viene scatenata da un evento molto specifico del mondo esterno. La reazione di paura si accompagna a modificazioni fisiologiche molto chiare (per esempio, aumento della frequenza del battito cardiaco, produzione di ormoni dello stress). Inoltre la paura attiva immediatamente il sistema di espressione motoria delle emozioni. I muscoli facciali e la postura cambiano e l’attività in corso si ferma per qualche istante.

L’ansia è più uno stato che un momento puntuale nello spazio e nel tempo. La persona può essere in ansia, ma non avere nessuna espressione facciale particolare, può addirittura sorridere. (…) Nell’ansia, l’evento, a differenza di quanto succede quando abbiamo paura, non è ancora successo.

Anche l’ansia ha effetti fisiologici, evidenti soprattutto in uno stato protratto.”