"Quattro giorni e tre notti. Una storia vera" di Daria Cozzi

La scrittrice è al suo primo romanzo. In realtà è la sua storia.

Il libro sostiene ALICE, Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale e Daria Cozzi opera attivamente a favore di quella associazione.

  Il racconto parla di sé, di come si è trovata in ospedale a dire addio al suo compagno a Singapore colpito da un ictus cerebrale.  Un addio di quattro giorni e tre notti, appunto, ripercorre la sua vita fino a quel momento. Le riflessioni, le professioni, gli incontri, la figlia, l’amicizia, gli amori e gli incontri spirituali che l’hanno forgiata. E’ una donna friulana, energica, che non si lascia abbattere, ma che lotta, a muso duro, col cuore sanguinante ma senza sconti, senza anestesia.

Di un incontro breve ma importante, scrive:

” Ricordo bene come in quel giorno qualcosa dentro di me morì per sempre e qualcos’altro di meraviglioso nacque. Mi lasciò quel senso di perdita con cui convivevo da tanto tempo, quel senso di vuoto che ti fa sentire sola dentro, sola per sempre, sola comunque. E contemporaneamente prese forma e consistenza una percezione profonda di quel che siamo in questo mondo, di come sia sempre una scelta la strada che percorriamo e non una casualità, non un semplice incidente, non una circostanza fortuita. “

Leggerlo mi ha fatto sentire un refolo di aria calda dentro una stanza fredda. Qualcosa che dà calore e che rammenta il calore di un tempo, un ricordo di amore che scaldava, senza nulla pretendere in cambio.

 E’ un po’ come quando mettiamo corazze per difenderci dal dolore ma purtroppo quelle corazze ci difendono anche dalle cose belle, dalle cose positive. Non è un colino che filtra ma uno sbarramento a tutto ciò che la vita propone.

Continua poi:

“Compresi in quel momento, che nulla era immutabile e quanto importante può essere perdonare e sapersi perdonare. Lasciar scorrere via ciò che non serve, che non è fondamentale, che ferisce, che inquieta. Fermarsi invece là dove senti che c’è nutrimento per lo spirito, là dove la vita è generosa e ti accoglie nella sua infinita grazia. Dove c’è abbondanza e puoi trovare tutto ciò di cui hai bisogno. Dove c’è equilibrio e coerenza. Dove ti è dato di percepire il gioco degli opposti e il bilanciamenti degli eventi. Sì ora realizzavo con maggior consapevolezza il significato profondo di quella scritta sul muro che avevo letto tempo prima. Ognuno è libero, dentro, solo se lo vuole. E questa è una scelta precisa. Forte, umile, audace, emancipata, silenziosa e coraggiosa allo stesso tempo. Non esistono catene che possono stringerci e immobilizzarci dentro se noi non ci rendiamo complici. La nostra è una responsabilità precisa e la vita risponderà puntualmente a questa scelta . “

Queste sono parole profonde, audaci, pulite. Frutto di un grande lavoro introspettivo analitico, parole e e sentimenti cesellati, forgiati dal dolore, dalla sofferenza  che porta ad una grande umiltà e lucidità.

Porta poi, anzi ci fa un grande regalo, una riflessione finale:

“Questa tragedia mi ha sconvolto e allo stesso tempo riposizionato. Mi ha offerto nuovi percorsi, ha allargato la mia mente e reso più attento il mio sentire. Mi ha fatto riflettere e mostrato dove posso attingere forza e volontà. Il dolore, si sa, plasma, rinnova, rende più consapevoli, più disponibili e più umili. Insegna che la libertà, quella vera, passa attraverso la capacità di accettare e la volontà di scegliere. Si può. Possiamo decidere quello che vogliamo essere e dobbiamo imparare, perché di questo si tratta, a dare il giusto valore alle nostre azioni, ai progetti, alle esperienze, al tempo, alle amicizie, all’amore, alla salute, al denaro. Alla vita e alla morte. Dobbiamo imparare la flessibilità. Nell’anima, nel pensiero, nelle relazioni, nel corpo. E solo allora saremo pronti a cambiare la nostra esistenza.”

Credo profondamente che abbia detto e scritto senza pudori ciò che ha vissuto. Nutro profondo rispetto e ammirazione per questa donna e per il coraggio che ha avuto nel porsi nuda a noi lettori.

L’ho voluta celebrare per aver dato un nuovo valore al dolore, che non è solo quello che fa male e da evitare a tutti i costi ma come esperienza bella e sana di evoluzione e di crescita interiore.