Papà, mamma e un bambino. La famiglia formato a tre è una realtà sempre più definita nel nostro Paese. Come conferma il rapporto Istat 2014 secondo il quale crescono le coppie senza bambini e i figli unici sono più del 46 per cento delle famiglie italiane ha un solo bimbo.
Il figlio unico, pur essendo in aumento, rimane tuttavia accompagnato da luoghi comuni. Idee che hanno trovato ben poco riscontro nella letteratura scientifica e che forse non aiutano, nel loro modo di porsi e pensare al loro bambino così come a se stesse, le coppie che si fermano al primo figlio.
È comunque necessario sgombrare il figlio unico dai miti che lo sostengono per coglierne la specificità.
“I figli unici sono viziati”
In generale hanno più attenzioni, affetto , tempo e risorse che non significa necessariamente viziarli.. Non esiste il "troppo affetto". Esiste l’incapacità di comprendere i reali bisogni del piccolo e di rispondervi in modo adeguato e coerente. Esiste il disagio, la difficoltà di un bimbo e il suo tentativo di predominare su un adulto disattento. Questo indipendentemente dalla presenza di fratelli.
"Ha difficoltà a socializzare, non è abituato a stare con gli altri"
E’ anche una leggenda che i fratelli vadano sostanzialmente d’accordo e su di essi si possa sempre contare.
Di certo ci sono le difficoltà nell’accettare un fratello minore venuto a togliere più che a dare, almeno nei primi anni di vita…Certo, i fratelli offrono condizioni di vita fondamentali e irripetibili. Anche se gran parte del lavoro teorico psicoanalitico si è focalizzato soprattutto sugli aspetti negativi della relazione tra fratelli come la competitività, ci sono occasioni uniche in questa esperienza.
Ma gli “unici” non sono disagiati se hanno possibilità di sperimentarsi in rapporti con i pari. Studi su vasta scala negli Stati Uniti e in Cina hanno dimostrato che hanno tanti amici quanti i loro coetanei con fratelli.
“Le vuole tutte vinte"
Secondo alcune ricerche sarebbe invece più cooperativo e meno competitivo, in quanto cresciuto fuori da gelosie e litigi classici della rivalità fraterna. In effetti l’abuso, in senso fisico e verbale, tra fratelli è piuttosto frequente. I bimbi con fratelli sono abituati a condividere e collaborare ma anche a competere e subire.
Sembrano abituati ad essere leader, per qualunque decisione ed iniziativa sanno che tocca a loro, da soli. Non cercano perennemente l’appoggio di altri poiché hanno imparato a cavarsela da soli.
Una ricerca condotta nel Regno Unito nel 2010 ha addirittura correlato inversamente la felicità al numero di fratelli. La metà dei 2500 adolescenti intervistati ha attribuito il motivo della propria infelicità al fatto di essere vittima di bullismo, prepotenza, invasione da parte dei fratelli.
"È un bambino solo”
Il figlio unico può sembrare più solo. In un certo senso lo è, ma si può essere soli anche avendo fratelli. Spesso c’è un figlio unico, per motivi diversi, anche in una famiglia numerosa. Non sono i fratelli ad assicurare compagnia, sostegno e vivacità alla nostra vita relazionale. Sono le relazioni qualitativamente appaganti con gli altri, fratelli o non. Solo poi non significa solitario o non saper fare amicizia e andare d’accordo. Sapersi consolare, farsi compagnia, avere a che fare con la propria solitudine costruttiva è per esempio una grande risorsa che più facilmente appartiene all’"unico".
"Diventa grande troppo in fretta"
Quando l’unico modello arriva dai genitori, può succedere che il bambino copi il loro comportamento, i loro discorsi e i loro modi. Risultando "adultizzato". È un bambino che ha più bisogno di relazioni paritarie, diverse da quelle asimmetriche con i genitori. In questo va incentivato.
E’ bene fargli frequentare più ambienti con coetanei
"È più dipendente"
La mancanza di fratelli a cui appoggiarsi può invece renderlo autosufficiente prima. Certo, essere l’unico bimbo significa avere tutto puntato su di sé: attenzioni, cure, aspettative, responsabilità. Un vantaggio, ma anche un carico pesante. Il triangolo padre-madre-bambino può essere rinforzante e stimolante, ma anche fagocitante. E intralciare il processo di autonomia e emancipazione. Si tratta di dinamiche delicate in qualunque famiglia ma probabilmente amplificate nei nuclei a tre.
"Si inventa amici immaginari per compensare la solitudine"
La fantasia degli amici immaginari non appartiene solo ai figli unici, isolati o disagiati. È una creazione positiva abbastanza comune. Tutti i bimbi possono aver bisogno di affrontare solitudine, paura, preoccupazioni con l’aiuto di un compagno creato da loro stessi.
Ogni bimbo o bimba è diverso/a che abbia fratelli o no
Gli spunti sono dei colleghi psicologi Brunella Gasparini, Edoardo Giustii e Claudio Manucci.