Comunicato Psi Appello internazionale

Ecco l'appello di colleghi inglesi che invitano a riflettere su quanto sta accadendo oltre Manica ma che non è così distante da quello che sta succedendo qui, ora in Italia.

La psicologia conta! Nuovo appello internazionale

Pubblicato daosservatorioindipendentesalutementale4 novembre 2020Pubblicato in:salute mentaleTag:, , ,

Dopo l’allarme di maggio inviato da oltre 700 professionisti della salute mentale al Governo italiano (Comunicato Psi), è ora arrivato il momento di mettere in luce a livello internazionale i rischi sulla salute psicologica connessi alla gestione dell’emergenza.

Il 1 Novembre è stato lanciato un nuovo appello da un gruppo di psicologi inglesi, che possono firmare professionisti e cittadini di tutto il mondo. La lettera riassume le preoccupazioni degli psicologi circa l’impatto delle restrizioni e della comunicazione mediatica sulla popolazione generale.

Lo scopo di questo documento e raccolta firme, è aumentare la consapevolezza sugli elementi psicologici che richiedono maggiore attenzione, e facilitare conversazioni più equilibrate, che considerino tutti gli aspetti dell’essere umano: fisico, psicologico, emotivo, spirituale e sociale. Ci auguriamo tutti che questo possa essere un passo nello sviluppo di soluzioni e decisioni politiche, insieme ad altri professionisti e cittadini, che ci portino verso un migliore benessere individuale e collettivo.

Riportiamo qui il testo della lettera integrale, tradotto in italiano, e il link per poter firmare l’appello. Grazie allo Staff Traduzione CliVa Toscana per la traduzione prontamente offerta.

Lettera aperta di psicologia ai politici e al pubblico

Noi professionisti psicologi vorremmo condividere le nostre preoccupazioni riguardo l’impatto psicologico delle misure adottate per combattere ciò che viene chiamato pandemia da COVID-19, con la speranza che ciò possa essere un’informazione utile per le pratiche individuali/collettive e per le decisioni politiche.

Come esseri umani, prosperiamo psicologicamente attraverso la vicinanza e la connessione (fisica ed emotiva), l’impegno nel gioco, nel lavoro, nel tempo libero, nella vita familiare e nella comunità. Sviluppiamo il nostro senso di sé, le credenze sugli altri e sul mondo che ci circonda, attraverso le nostre interazioni con gli altri, il linguaggio e le “storie” del nostro passato e del presente.

Negli ultimi sette mesi, il linguaggio e le narrazioni della società sono state incentrate sulla paura estrema e sulla minaccia di un “virus mortale”. Questa è stata la base per misure come “distanziamento sociale”, “isolamento” e l’uso di mascherine, che sono state rapidamente etichettate come la “nuova normalità”.

Sebbene le circostanze a volte richiedano una maggiore attenzione alla sopravvivenza piuttosto che alla prosperità, è fondamentale per tutti noi e, in particolare, per coloro che definiscono le politiche pubbliche considerare e riconsiderare costantemente l’equilibrio tra la gestione delle minacce alla vita e i bisogni umani fondamentali per il benessere a breve e a lungo termine. Ci auguriamo che le preoccupazioni professionali che qui delineiamo possano essere utili per ristabilire l’equilibrio.

Preoccupazioni psicologiche

Durante questi mesi, la salute psicologica della popolazione del Regno Unito è stata messa a dura prova (1), con significativi aumenti di stress, ansia, depressione (2); consumo crescente di alcolici (3) e violenza domestica (4,5); nonché aumento di pensieri suicidi, soprattutto fra i giovani (6). Le persone all’interno di gruppi specifici, come quelle con difficoltà di sviluppo o di apprendimento e disabilità, come la sordità, hanno avuto un periodo ancora più difficile (7, 8). Tra la popolazione più giovane, l’80% degli intervistati ha segnalato un deterioramento della propria salute mentale (9). Un bambino su sei in Inghilterra potrebbe attualmente soddisfare i criteri per un problema di salute mentale (10), in quanto sono stati segnalati aumenti di autolesionismo (11) e violenza (12), riduzione delle opportunità di apprendimento e accademiche, accesso tardivo ai servizi (13), e una preoccupante traccia di aumento di suicidio infantile (14). È probabile che i fattori che contribuiscono a questi problemi siano sfaccettati e a più livelli.

1 – Paura accresciuta e senso di imprevedibilità

La paura è comprensibile nel contesto di continui messaggi riguardanti un “virus mortale”, rafforzati dalla segnalazione di conteggi giornalieri di decessi e “casi” (risultati positivi al test PCR, non necessariamente persone che sono malate o che hanno un virus infettivo (15)). La paura provoca un’utile attenzione al pericolo, con l’attivazione di risposte di lotta, di fuga o di congelamento essenziali per la sopravvivenza. Tuttavia, quando la paura si mantiene nel tempo, può diventare dannosa, sia psicologicamente, come l’effetto nocebo (il ruolo delle aspettative negative sulla malattia e sulla guarigione (16)), sia fisicamente, ad esempio, abbassando l’immunità dell’organismo (17).

Orientamenti contraddittori (ad esempio, inizialmente si consigliava di destinare le mascherine all’uso generale da parte della popolazione, mentre poi sono diventate obbligatorie) e restrizioni sempre più estese (tre settimane per “appiattire la curva” si sono trasformate finora in sette mesi), danno luogo a sentimenti di incertezza sul nostro mondo e sul nostro futuro.  Con il passare del tempo, la confusione e la mancanza di controllo possono portare a sentirsi senza speranza, impotenti, stressati, giù di morale e, di conseguenza, a chiedersi se la vita sia degna di essere vissuta (18).

I messaggi istituzionali di paura del contagio e i continui cambi nelle raccomandazioni riguardanti, per esempio, la pulizia e la sanificazione, possono causare un aumento delle fobie, di comportamenti ossessivo compulsivi e in generale preoccupazione e ansia. Alcuni bambini svilupperanno credenze come “Io sono/gli altri sono/il mondo è pericoloso, infettivo e spaventoso”, che hanno esiti psicologici fortemente negativi (19). È probabile che gli esiti negativi aumentino quanto più a lungo continueranno a sussistere questa paura e imprevedibilità, soprattutto in ambienti focalizzati sui bambini, come le scuole.

2 – Distanziamento fisico e isolamento sociale

Il legame sociale e il contatto umano sono essenziali per la stabilità psicologica, il benessere, lo sviluppo e la prosperità del bambino. Limitare il contatto, sia in relazione ai nostri cari che negli spazi pubblici, crea un contesto di sfilacciamento del tessuto sociale e ha conseguenze psicologiche devastanti (20).  

L’isolamento può portare alla solitudine e a molteplici problemi di salute psicologica e fisica (21), è un predittore di pensieri e comportamenti suicidi (22); aumenta il rischio di condizioni fisiche patologiche (ad esempio malattie cardiache, ictus (23)); progressione della fragilità (24), ed anche della mortalità (25). Gli anziani che vivono da soli e nelle case di riposo sono stati particolarmente trascurati (26).  Gli specialisti che lavorano con le persone affette da demenza hanno cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla natura terminale dell’isolamento sociale all’interno del loro gruppo di pazienti (27).

3 – Grave perturbazione della vita

Nell’arco della vita, i cosiddetti ‘lockdown’ hanno perturbato e, in alcuni casi, devastato stili di vita, tra cui la perdita di lavoro e di guadagno, l’istruzione, le reti sociali, l’accesso alle strutture per il tempo libero e l’assistenza sociale e sanitaria.  Anche eventi importanti come matrimoni, compleanni, funerali e celebrazioni culturali / religiose (ad esempio l’Eid, la Pasqua), sono stati limitati. Questi eventi spesso danno un senso di appartenenza e di sicurezza, oltre a ricordi positivi che ci stanno a cuore.

La ricerca mostra l’evidente impatto negativo dell’insicurezza economica sui problemi psicosociali (28) compreso il suicidio (29), rendendo il drammatico aumento della disoccupazione e della povertà profondamente preoccupante (30). I più svantaggiati ed emarginati (ad esempio le minoranze) sono quelli che soffrono di più, aumentando il divario di povertà (31), con un ulteriore impatto sulle prospettive mentali, fisiche ed economiche a breve e lungo termine di questi gruppi in particolare, e della società nel suo complesso (32).

A causa della ridefinizione delle priorità e della riduzione delle cure fornite dal SSN, ci sono stati ampi impatti sulla salute fisica sia per le condizioni acute che per quelle croniche (ad esempio, una drastica riduzione delle presenze per il pronto soccorso (33), una stima di 35.000 decessi in più a causa di un trattamento ritardato (34)). La sofferenza causata dalla limitazione della presenza dei propri cari durante il parto e la fine della vita è inimmaginabile, con traumi psicologici per l’individuo, la sua famiglia e il personale.

4 – Uso delle mascherine

Alcuni autori affermano che fino al 93% di tutta la comunicazione umana è non verbale (35), il che è fondamentale in relazione all’apprendimento e all’interazione, e alle persone sorde o con problemi di udito che dipendono dalla lettura delle labbra. L’alterazione della comunicazione non verbale attraverso il blocco delle espressioni facciali può avere implicazioni a breve e a lungo termine per le pietre miliari dello sviluppo dei bambini, per la regolazione delle emozioni e per lo sviluppo di relazioni sicure (36) – moderate dalla quantità di interazione più tipica che un bambino ottiene in assenza di mascherine e distanziamento. Gli effetti angoscianti di soli due minuti di interazione con un volto senza espressione (non dissimile da un volto mascherato) su un neonato si possono vedere nelle riprese video del noto esperimento del volto fermo (37).

La copertura del volto può portare a un senso di anonimato e di isolamento sociale, a cambiamenti nelle dinamiche sociali, come la sfiducia e l’aggressività (38), e a una minore consapevolezza dei bisogni altrui, ad esempio, non riuscire a vedere i segni del disagio. L’uso forzato della mascherina ha anche creato divisione (ad esempio, l’etichettatura delle persone come altruiste o egoiste) e discriminazione (ad esempio, l’accesso limitato a coloro che ne sono esenti) all’interno della società.

Conclusioni e raccomandazioni

La malattia e la morte non sono una novità per l’umanità, né la devastazione che causano agli individui e alle famiglie, e rimane di fondamentale importanza minimizzarle entrambe. Poiché la salute psicologica e fisica sono intimamente legate (39), per raggiungere una salute olistica sostanziale e sostenibile, a livello individuale e sociale, dobbiamo considerare tutti gli aspetti del benessere, compreso il contesto in cui le persone vivono.

Ci rendiamo conto che, inizialmente, la politica doveva essere attuata rapidamente, basandosi su dati limitati. Ora dobbiamo trovare un modo di procedere che bilanci tutte le nostre esigenze in tutti i settori della società, sulla base dei dati attuali e di quelli emergenti. Ad esempio, a parte la 17a settimana (metà aprile), quest’anno i tassi di mortalità per tutte le cause sono paragonabili a quelli degli ultimi anni (40) e il 99% dei casi sono lievi (41), con la maggior parte dei casi che non presentano sintomi (42). Chiediamo urgentemente una revisione delle misure attuali in relazione alle preoccupazioni delineate in questa lettera. È giunto il momento di riconsiderare il nostro approccio. I nostri suggerimenti sono:

  • Dare una piattaforma alle voci dei cittadini, in particolare di quelli più colpiti.
  • Coinvolgere professionisti di diverse discipline, soprattutto psicologi e professioni affini.
  • Aprire un dibattito con diversi modi di vedere ed interpretare i dati.
  • Garantire la rappresentanza di tutti i gruppi di diversa provenienza (ad esempio, classe, etnia, età).
  • Sostenere e valorizzare le risorse all’interno degli individui e delle comunità.

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Riferimenti testuali della lettera. Per visionare gli altri riferimenti, cliccare direttamente sul numero di interesse per essere indirizzati alla pagina collegata.

19 – Beck,  A.T. , Cognitive Therapy and the Emotional Disorders. New York: Penguin.

23 – Valtorta, N.K., Kanaan, M., Gilbody, S., Ronzi, S. and Hanratty, B., (2016). Loneliness and social isolation as risk factors for coronary heart disease and stroke: systematic review and meta-analysis of longitudinal observational studies. Heart, 102(13): 1009-1016.

24 – Gale, C., Westbury, L., Cooper, C., (2018). The English Longitudinal Study of Ageing. Age and Ageing, 47(3): 392–397.

25 – Holt-Lunstad, J., Smith, T.B., Baker, M., Harris, T. and Stephenson, D. (2015). Loneliness and social isolation as risk factors for mortality: a meta-analytic review. Perspectives on psychological science, 10(2): 227-237.

32 – Wilkinson, R. D., & Pickett, K. (2009). The spirit level: Why more equal societies almost always do better. New York: Bloomsbury Press.

35 – Mehrabian, A. (1971). Silent messages. Belmont: Wadsworth Pub. Co.

36 – Chronaki, G., Hadwin, J.A., Garner, M., Maurage, P. & Sonuga-Barke, E. J. S. (2015) The development of emotion recognition from facial expressions and non-linguistic vocalizations during childhood. British Journal of Developmental Psychology 33(2): 218-36.

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