di Simona Sparaco
Bel libro, forse il più maturo di quelli scritti finora dall’autrice che è una dei miei scrittori preferiti.
Sofferto, autentico. Mi piace come trova nuove similitudini, come riesca a mantenere l’attenzione del lettore, scavando in diversi personaggi di diverse storie, vite.
Il tema è il rapporto difficile tra una madre ed i propri figli, rapporto spesso vissuto “nel silenzio delle nostre parole”. Legame così forte da doversi allontanare per vivere ma allo stesso tempo, nell’atto di paura, di maggiore disperazione, ritornare a lei, alla propria madre per un nuovo inizio.
Come un’onda, si inizia dalla mamma e si ritorna a lei. Il materno accogliente che accoglie e ri-genera.
Nel libro sono raccontati diversi tipi di rapporti che appartengono a diverse culture ma con al centro un legame fisico, di cuore che unisce una madre o chi ne fa le veci, ai propri figli.
L’ha scritto mentre aspettava il suo secondo figlio e credo che questa connotazione personale abbia influito nell’approfondire il dialogo sia col futuro nascituro che con la propria madre.
La gravidanza, di per sé, è una condizione l’essere al contempo madre e figlia in un continuum atavico che richiama le donne delle precedenti generazioni.
Bel libro, profondo con un buon finale.
Ho letto tutti i suoi libri ed il primo è stato “Nessuno sa di noi” che mi ha colpito parecchio, mi ha spiazzato sia per la tematica che per il coraggio di approfondire sentimenti, emozioni che oggigiorno sono ancora tabù.