“Io, Nojoud, 10 anni, divorziata.”


Libro edito nel 2009, scritto da una giornalista francese, Delphine Minoui sulla storia vera di una bambina yemenita che a 10 anni viene data in sposa da suo padre ad un uomo di 30 per la dote e per avere una bocca in meno da sfamare a casa.

Suo padre non ha lavoro, vivono di elemosina, ha due mogli e 11 figli. La bambina è Noujoud Ali che è contenta di giocare e di andare a scuola. Non vuole sposarsi, non vuole abbandonare la scuola né la sua migliore amica, cerca aiuto disperatamente ma non lo trova, solo qualche debole resistenza da parte di una sorella maggiore anche lei vittima di quel sistema feudale che dispone delle donne, le schiaccia, non le riconosce come esseri umani dotati di un libero arbitrio.

Viene firmato un contratto, si baratta una bambina per una dote, da quel momento è una cosa in mano al marito ed alla famiglia del marito. Non c’è pietà da parte delle donne, anzi collaborano per mantenere questo sistema, vittime a loro volta.

Tutta la famiglia di Nojoud è vittima della miseria, dell'ignoranza e di imposizioni sociali che perpetuano nei più deboli e disinformati una situazione di iniquità. In quest'ottica anche il collaborazionismo femminile, che perpetua l'oppressione di madre in figlia, trova una sua cornice e una sua spiegazione

La violenza è una catena senza fine, supportata da violenza, ignoranza e povertà.

Questi matrimoni combinati sono stupri combinati, a volte ci sono accordi per cui le bambine non saranno toccate prima della pubertà, almeno così è scritto ma non succede. Non per Nojoud, che viene violentata a 10 anni, picchiata e reclusa in casa. Non può uscire. Progetta di scappare.

Non so dove trovi la forza, l’idea,  mi chiedo come le sia venuto in mente questo progetto, non certo dall’ambiente in cui è cresciuta, non certo dal vedere le donne sottomesse agli uomini.

Lei dice che non ce la faceva più, è stata la forza della disperazione a guidarla. Riesce a farsi portare a casa di sua madre, si confida con lei ma non riceve aiuto se non la condivisione della rassegnazione.

 Si reca dalla seconda moglie del padre che stranamente, esce dal coro dei “rassegnati, è il destino di essere femmina” e le suggerisce di rivolgersi ad un tribunale e chiedere il divorzio. Da sola.

Nessuno la accompagna, non sa neanche cosa sia un tribunale o cosa sia un divorzio, vuole solo uscire dall’incubo della sua vita.

E lì trova aiuto, sostegno da persone sconosciute che la salvano portando il caso alla ribalta internazionale. Ci sono associazioni nello Yemen che si battono per alzare l’età matrimoniabile delle femmine.

 E’ l’eterno dibattito tra chi vuole aprire a condizione di rispetto e di libera scelta delle persone e chi vuole mantenere lo status quo di sottomissione per non perdere l’onore a cui viene attribuito un valore maggiore della vita.

Nojoud ritorna a casa di sua madre e di suo padre che non le perdona d’aver disonorato la famiglia. Ritorna a scuola, felice come mai, grazie a soldi raccolti per questo scopo. I soldi vengono affidati al padre, per la legge locale e viene anche acquistata una casa moderna con servizi ed acqua corrente.

Nojoud confida di voler studiare e di voler diventare avvocato come quella donna che l’ha difesa nella sua causa di divorzio, per aiutare le ragazze come lei.

Grazie a questa storia, altre due bambine trovano il coraggio di chiedere il divorzio anche loro, affidandosi alla legge.

E’ una bella storia.

Mi sono chiesta come sia andata a finire, se Noujoud ha proseguito gli studi, se in famiglia le cose fossero cambiate.

Navigando in internet ho letto che suo padre e suo fratello maggiore non le hanno mai perdonato di avere disonorato la famiglia facendola passare da vittima ad aggressore.

Suo padre ha cacciato tutti dalla casa nuova e ha tenuto  i soldi per sé, ha una terza moglie ed in totale 16 figli.

Non avendo più i mezzi, Noujoud ha dovuto interrompere gli studi, a 18 anni  si è innamorata del figlio di uno sceicco e lo ha sposato. Ha una bimba.

Non ha ripreso gli studi finora.