Dopo il primo attacco di panico 2

IPOCONDRIA

Il termine significa genericamente “paura delle malattie”, nel caso del panico nasce e si sviluppa secondo una logica molto precisa. Dopo il primo attacco, le persone vivono ansiosamente il successivo. Cercano di capire cosa sia successo, ne parlano con le persone vicine, vengono stimolate ad approfondire, mediante accertamenti specifici, quale sia l’origine organica.

Passano  dal medico di famiglia, effettuano analisi cliniche, fanno ricerche specifiche come l’elettrocardiogramma.

L’ansia anticipatoria porta a vivere in modo conflittuale le conferme di buona salute, del cuore che è a posto. Preferirebbero quasi sentirsi dire che “C’è qualcosa”, che è stato rilevato un disturbo, diagnosticata una malattia.

I sintomi di ansia determinano effetti che sono simili a quelle di altre malattie di cui si sente parlare o si legge. Un dolore al braccio, magari da freddo, è sicuramente un infarto, mentre il mal di stomaco è un tumore indiscutibile.

Non accettano le terapie eventualmente proposte, perché senza volerlo, è più consolante il timore di una malattia che la sua cura.

Si approfondiscono le indagini cliniche con cardiologi, endocrinologi e gastroenterologi. Le risposte sono positive ma questo non rassicura poiché si comincia a temere un disturbo che non appare riconoscibile, che è nascosto e di difficile decifrazione. Si rafforza la certezza che la causa sia fisica e non psichica.

Aumentano  così l’ansia, la tensione e la paura, rinforzando così l’effetto fisico dell’ansia.

Si alimenta in tal modo un circolo vizioso senza fine e senza soluzione.

AGORAFOBIA

E’ una parola che deriva dal greco e significa “paura degli spazi aperti”

 Le persone cominciano ad avere paura di un nuovo attacco, si ritrovano perennemente ansiose, insoddisfatte dalla mancanza di diagnosi e di cure specifiche. Hanno paura a stare da sole, perché temono di sentirsi di nuovo male, a camminare in spazi che sembrano “stretti”, come un ascensore o una galleria o un ponte, sempre meno utilizzano veicoli chiusi come aerei, autobus e treni.

Si evita l’autostrada.

Iniziano gli evitamenti, si evita tutto ciò che possa far stare male, dove possa mancare l’aria. Il solo pensiero è fonte di malessere e di disagio.

Non si muovono se non accompagnate,  fino ad arrivare a non riuscire più ad uscire di casa.

Le limitazioni all’autonomia aumentano sempre più cercando di conviverci e di far capire a familiari ed amici che loro “stanno male”

DEPRESSIONE

La demoralizzazione e l’abbassamento del tono dell’umore sono inevitabili, piano piano si insinuano nella vita quotidiana. L’isolamento progressivo che si è determinato porta le persone a sentirsi turbate, allarmate, in una situazione senza uscita.

Le persone mi dicono: ”Non mi riconosco più, una volta ero autonomo/a, viaggiavo serenamente in aereo, prendevo il treno quasi tutti i giorni, andavo a fare la spesa autonomamente, andare al ristorante era piacevole così come andare al cinema. Ora non riesco più ad andare da nessuna parte, mi sembra che mi manchi l’aria e devo uscire all’aperto ma non sempre posso”.

Sono lucide, consapevoli e perfettamente coscienti, disperate perché non sanno come uscirne. Posso arrivare a bere alcoolici in quantità elevate  e/o ad abusare di sostanze.

 

LO STILE DI VITA

Di fatto le persone si trovano a ricostruire la loro vita, a dribblare tra un potenziale pericolo e un altro.

Si vive in appartamenti a pianterreno per non prendere l’ascensore, si dice no a vacanze o a viaggi di lavoro.

Diventa una vera prova di coraggio riuscire a dormire una notte fuori casa. Qualcuno si sposta solo se ha certezza di avere un ospedale vicino.

Qualcuno sente stringersi la gola alla fila al supermercato o alla posta,

Tutto ciò limita la vita non solo alle persone  che soffrono di attacchi di panico ma anche alle persone che vivono accanto a loro.

Nelle situazioni più gravi le persone giungono a non voler più uscire di casa, uscire solo se accompagnate ed a soffrire anche solo se si passa sotto una galleria.

L’attacco di panico è una malattia e come tale va considerata.